l parlamento tunisino ha approvato a larga maggioranza il piano di sviluppo economico 2016-2010, il primo dalla rivoluzione del 2011. Dopo una lunga serie di rinvii la Tunisia dunque si è dotata di un programma di sviluppo su 5 anni che prevede un tasso di crescita del 3,5%, una rivalutazione del salario minimo garantito (Smig) a 11.000 l’anno e che comprende tra le sue priorità la modernizzazione del sistema bancario, la riduzione delle ineguaglianze territoriali, la riforma fiscale e amministrativa dello Stato, la modernizzazione dei centri ospedalieri. Si tratta anche di un messaggio forte indirizzato al Fondo monetario internazionale, di cui una delegazione è in questi giorni a Tunisi per valutare l’avanzamento della messa in atto delle riforme cui è condizionato il versamento della seconda e terza del maxi prestito da 2,9 miliardi di dollari concesso alla Tunisia con il meccanismo del credito allargato, la cui erogazione era prevista lo scorso mese di dicembre.
Particolarmente soddisfatto dell’adozione del piano il ministro dello Sviluppo, degli Investimenti e della Cooperazione Internazionale, Fadhel Abdelkefi, piu’ volte tacciato dai suoi oppositori di essere troppo liberale e di cercare, attraverso la privatizzazione delle banche pubbliche, di gonfiare le dinamiche della borsa locale. Resta il fatto che la situazione economica del Paese richiede un intervento rapido per il rilancio dell’economia, come sottolineato da molti parlamentari in fase di discussione della legge. Attuare il piano di sviluppo, hanno evidenziato, è urgente anche per sconfiggere problemi ormai cronici del Paese quali la corruzione e la disparità tra regioni. Proprio da queste ultime negli ultimi tempi infatti continuano ad arrivare segnali di allarme e disagio da parte della popolazione che chiede maggior sviluppo e occupazione e richieste di aiuto per una maggior considerazione rispetto alle politiche dello stato centrale.
Fonte: www.ansamed.it